La difficoltà di essere adolescente

L’adolescenza è da sempre il periodo più difficile della vita. Le relazioni iniziano ad avere un significato diverso e si ha la sensazione di non essere compresi. Non ci si riconosce più nel proprio corpo e lo si detesta. 

Negli ultimi anni questo problema si è accentuato. I giovani della Generazione Z accusano forti sensazioni di sconforto, ansia e mancanza di visione del futuro. Il 29% di loro sente di soffrire d’ansia e vorrebbe aiuto, mentre il 10% dichiara di avere qualche forma di disturbo mentale. Sono aumentati i problemi di sonno e irritabilità che si trasformano in atteggiamenti aggressivi verso i genitori e verso i ragazzi stessi riscontrati anche in percentuale significativa nei reparti di psichiatria. E’ calato l’interesse per i viaggi e la curiosità nello scoprire il mondo; è diminuita dell’11% in un anno la voglia di salvare il mondo dal cambiamento climatico e l’interesse sui temi di attualità. I ragazzi vengono considerati svogliati e sfiduciati sebbene la loro generazione sia il 29% più ambiziosa dal punto di vista della realizzazione economica (meno di quella personale e sociale) rispetto a  quella precedente.

La pandemia, la guerra e la difficoltà nel trovare lavoro, sono fattori essenziali nel determinare questa situazione. I ragazzi stando chiusi in casa hanno perso la capacità di relazionarsi con il mondo esterno, preferendo rimanerci i con lo sguardo incollato  agli smartphone. In questa panoramica internet la fa da padrone riuscendo a manipolare persone già fragili esponendoli a rischi sempre più allarmanti.

Daltronde come dice lo psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro Matteo Lancini: “La pandemia e internet non bastano affatto e non sono la causa dei disagi degli adolescenti di oggi, vittime di gesti autolesionistici e così propensi al suicidio di cui nessuno vuole parlare e invece è proprio parlandone che si combatte il rischio. L’emergenza sanitaria ha esacerbato una sofferenza già presente nei ragazzi e nelle ragazze. Internet e la pandemia sono schemi dove invece si proiettano le contraddizioni e la povertà educativa degli adulti che sono sempre più fragili. Madri, padri, insegnanti, istituzioni sono in difficoltà nel percepire, ascoltare e accogliere i segnali del dolore sempre più inesprimibile in una società che promuove l’individualismo, la competitività e non rimuove gli inciampi, i fallimenti e i dolori inevitabilmente presenti durante il processo di crescita”.

Sono spesso proprio gli adulti una delle cause di questo peggioramento quando ignorano e non ascoltano i ragazzi e le loro paure o, perlomeno, non gli ascoltano sufficientemente. Se lo facessero, non sottovaluterebbero la loro fatica mentale e non si aspetterebbero più da loro rendimenti eccellenti. Li aiuterebbero ad affrontare le sfide di ogni giorno senza minimizzarle ma rassicurandoli con la carica affettiva e la vicinanza che i ragazzi si aspettano dagli  adulti di riferimento. Li accetterebbero semplicemente per quelli che sono. 

I genitori devono essere in grado di far parlare i loro ragazzi dei loro problemi, dei loro dolori, del pensiero suicida che li sfiora e che li porta a preferire la morte alla vita. 

Angelica Mongelli

Vincenzo Piccinni

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