Qual è la buona notizia? 

Sul sito http://www.buone notizie.it appare il 10 marzo 2023 una notizia, non sappiamo quanto buona. Si fa riferimento a una iniziativa regionale da 100 milioni che la UE avrebbe deciso di “lanciare” per la formazione di giovani insegnanti in Africa. A un anno di distanza ci chiediamo se l’iniziativa sia partita, con quali modalità e soprattutto dove, essendo l’Africa immensa. Ebbene l’area interessata sarebbe l’Africa subsahariana, una delle più povere del mondo che comprende diversi Paesi.

 Sta di fatto che  la cifra di 100 milioni commisurata allo scopo che l’iniziativa si prefiggeva cioé  quello di “supportare l’Africa per la ripresa e la trasformazione del continente accelerare la transizione ecologica e digitale senza tralasciare l’educazione e la formazione.” ci appare davvero irrisoria.

Cercando sul web notizie attendibili sull’utilizzo di fondi per la formazione in Africa, ci imbattiamo in un articolo di Miriam Rossi, ricercatrice in storia delle relazioni internazionali ed esperta tra l’altro di cooperazione internazionale, pubblicato il 13 marzo scorso.  Ebbene parrebbe che, nell’ultima assemblea plenaria di metà febbraio,  l’Unione Africana (UA), proprio del tema dell’istruzione e dell’educazione si sia occupata. Partendo da alcuni di fatto. L’Africa, che come tutti ormai sanno, è un Continente ricco di risorse e potenzialità presenta un preoccupante gap rispetto all’Europa per quanto concerne gli investimenti in istruzione, al 4% del Pil nella maggioranza dei paesi africani. Giusto per farsi un’idea nel 2023 l’investimento totale è stato di 158 miliardi di dollari per 700 milioni di potenziali studenti. (contro i 670 miliardi di euro per circa 74 milioni di studenti europei). Eppure l’istruzione rappresenta, tra i vari goal dell’Agenda 2030 quello con la G maiuscola perché dall’istruzione passa la costruzione della pace, dello sviluppo, della salute e della garanzia dei diritti. Il dovere di contestualizzare ci impone poi di considerare cosa voglia dire esattamente il raggiungimento dell’obiettivo “Istruzione in Africa”

 Vuol dire, a parere della ricercatrice” pratiche di stabilità sociali, accoglienza e di serenità talvolta contrapposte alla caotica quotidianità della sopravvivenza ad esempio degli sfollati, delle bambine coinvolte in matrimoni precoci”, dei bambini soldato aggiungeremmo o di quelli che sono costretti a lavorare per l’indigenza delle famiglie  e sfruttati .  Vuol dire insomma assidua frequenza scolastica o, come affermato dall’ annuncio programmatico dell’UA “Un’istruzione di qualità e resiliente, per promuovere la stabilità regionale e meglio preparare alle sfide dei cambiamenti climatici e ai conflitti territoriali o globali”

 La buona notizia è l’aver proclamato da parte dell’UA il 2024 anno dell’educazione, o lo stanziamento di fondi per la formazione di giovani insegnanti da parte dell’UE?

 Potrebbero essere l’una e l’altra a patto che l’UA non si fermi agli annunci e l’Europa gestisca i fondi per la cooperazione come contributi allo sviluppo e non come prestiti e che li aumenti.  Ciò anche in considerazione del fatto che come pare dalle previsioni entro il 2050 il 40 % dei giovani sotto i diciotto anni sarà africano.

Elisabetta DItaranto

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